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MUSEO SCARPA - Treviso |
Via San Nicolò |
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Adiacente alla facciata della Chiesa di San Nicolò di Treviso, attraverso la porta che dà accesso al
Seminario Vescovile, si può entrare nei saloni dell’ex convento sede ora anche dei Musei Dino Grossa e Giuseppe Scarpa. |
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Il Museo Scarpa, nella storia di Treviso, ha sempre rivestito una grande importanza dal
punto di vista didattico per le scolaresche e per la cittadinanza essendo unico del suo genere. Entrambi i Musei, ufficialmente non ancora aperti al pubblico, sono comunque visitabili anche a piccoli gruppi previa prenotazione. Il Museo Scarpa deve il suo nome al dottore in scienze naturali Giuseppe Scarpa, nato a Treviso nel 1851, che, fin da giovane, iniziò una vasta raccolta di esemplari di animali presenti non solo nella Marca Trevigiana, ma anche provenienti da varie parti del mondo. |
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Ingresso ai Musei Scarpa e Grossa |
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Esperto
tassonomista ed amante degli animali, ospitò in casa, sita
in Via Gualpertino da Coderta, la sua collezione, nonché in
alcuni suoi possedimenti, ben 150 esemplari vivi tra mammiferi, uccelli
per lo più rapaci, rettili ed anfibi. |
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Chiesa di S. Nicolò - 1846 Incisione di Antonio Nani. (Biblioteca Comunale di Treviso) |
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È nel 1914 che lo Scarpa decide
di donare al Seminario Vescovile la sua vasta raccolta di animali,
alcune migliaia, per lo più vertebrati.
Nelle sale del Museo gli animali sono conservati all’interno
di alcune vetrine, in recipienti con liquidi fissativi od alcool. Nel caso di pesci di grandi
dimensioni e di uccelli, gli stessi sono stati imbalsamati con arte e perizia dallo
stesso Scarpa che ha saputo ritrarre gli animali nelle loro più tipiche e caratteristiche espressioni. |
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Nella sala più grande sono state allestite
una serie di vetrine che contengono per la maggior parte animali
raccolti tra la seconda metà del 1800 ed i primi anni del
1900. Tra la moltitudine di animali esposti colpiscono l’attenzione: |
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Foto Archivio |
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- la vetrina contenente vari esemplari appartenenti
alla famiglia degli squali conservati sia impagliati che in contenitori
di vetro "contenenti del liquido conservante". |
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- due vetrine contenenti una vasta e dettagliata
raccolta di uccelli palustri e limicoli: quattrocchi, morette,
codoni, fenicotteri, pollo sultano, cavaliere d’Italia, avocette,
cigni reali, aironi, garzette, tarabusini, ibis, spatole, cicogne
e gabbiani. |
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Foto Archivio
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- una vetrina contenente una ricca collezione di frigillidi: ciuffolotti, lucherini,
cardellini, organetti, frosoni e crocieri. |
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- una vetrina
con quasi tutte le specie appartenenti alla famiglia degli zigoli:
tra i quali lo zigolo delle nevi, nero, giallo di Lapponia, dal
collare, di palude, minore. Molti gli esemplari appartenenti alla
specie dei picchi, quali il picchio rosso maggiore, muratore, muraiolo,
tridattilo e nero. Tra le rondini: rondine comune, rossiccia, balestruccio
e purpurea. |
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- Interessante è anche
la collezione di uccelli da preda sia notturni che diurni.
Tra i primi spiccano imponenti dei gufi, allocchi, varie specie di civette,
mentre tra i rapaci diurni sono visibili dei begli esemplari di aquile, grifoni,
avvoltoi, falchi e poiane. |
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- In un’altra
area della sala sono visibili una serie di animali marini quali
i pinguini, gabbiani, stercorari, berte, strolaghe. Ben rappresentata è anche
la famiglia dei rettili e degli anfibi con varie specie di rane,
tartarughe, iguane e di Sauri (lucertole e camaleonti). |
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Dalla prima
sala si accede alla seconda nella quale l’attenzione è subito
colpita da alcuni animali africani impagliati (leone, giraffa e
gazzella). Appesi al muro sono visibili alcuni trofei di antilopi
africane, elefanti e rinoceronti. Numerosi sono anche gli esemplari
di tartarughe, delfini, squali ed alligatori impagliati. |
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In un’altra
vetrina sono esposti alcuni rappresentanti dei mustelidi: faina,
donnola e furetto e dei roditori quali la marmotta e lo scoiattolo.
Parte dello spazio espositivo della seconda sala è dedicato
anche ai minerali ed a variopinte conchiglie contenute in alcune
teche. |
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Sempre all’interno
del complesso del Seminario Vescovile di Treviso in Piazzetta Benedetto XI, lungo un salone che conduce
al Museo Scarpa alcune vetrine sono dedicate alla ricostruzione dello
stile di vita di alcune tribù di Indios Venezuelani. Si trovano
esposti numerosi utensili di uso quotidiano delle tribù amazzoniche
dei Piaroas, Makiritares, Panares, Guarao e Motilon, per lo più costruiti
con ossa di animali locali come il paca e il tapiro; tali vetrine sono parte del Museo etnografico degli Indios Venezuelani.
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L’attenzione
del visitatore è colpita da numerosi tipi di frecce, faretre,
collane, portaoggetti di varie dimensioni ed alcuni strumenti musicali
a fiato, materiale quasi interamente raccolto dal sacerdote Dino
Grossa, a cui pure è dedicato il Museo, partito per il Venezuela
nel 1949 come missionario in aiuto delle popolazioni locali. |
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