Giovedì 13 novembre 2014
Regia di Giovanni Giusto
Compagnia Teatro dei Pazzi di San Donà di Piave |
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La divertentissima e originale messa in scena del Teatro dei Pazzi, in cui adattamento e regia strizzano l’occhio alla Commedia dell’Arte, ha ricevuto molteplici riconoscimenti e premi. Le musiche e i balletti inseriti nello spettacolo sono una vera sorpresa e lasciano gli spettatori increduli e meravigliati.
La commedia narra le vicissitudini di Messer Pantalone, il Dottore e il giovane Florindo, tre amici che amano incontrarsi in un posto segreto riservato a soli uomini, dove possono conversare, giocare , pranzare…. e quelle delle rispettive consorti, Donna Eleonora, Donna Beatrice e Donna Rosaura che, lasciandosi trasportare dalla propria fantasia, muoiono dalla voglia di sapere cosa fanno in quel “luogo segreto”. Corallina e Arlecchino, servi attenti e scaltri, condiscono la trama di ambiguità e segreti svelati e taciuti.
Sebbene sia stata scritta nel 1753, l’opera teatrale è ancora molto attuale: qual è infatti la donna che non vorrebbe sapere cosa fa il marito fuori casa? Con chi passa il tempo e di cosa parla? Una curiosità giustificata da un segreto inconfessabile… un innocente segreto che “le donne curiose” vogliono svelare. |
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“TUTTO” di Rafael Spregelburd |
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Giovedì 27 novembre 2014
Regia di Alessio Nardin con Silvio Barbiero, Emanuele Cerra, Martina Galletta, Gabriella Italiano, Matteo Spiazzi, voce off Clara Setti
Compagnia Evoè!Teatro di Rovereto |
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A volte porsi le domande giuste è più importante che trovare le risposte: è questo lo spirito che serve per approcciarsi a “Tutto”, testo teatrale di Rafael Spregelburd, autore, attore e regista argentino, molto apprezzato anche nel panorama teatrale italiano.
Cinica e irriverente comicità ma anche leggerezza, ritmo e assoluta attenzione per il linguaggio sono gli ingredienti che rendono “Tutto” uno spettacolo molto interessante e sperimentale. A confrontarsi con questo complesso lavoro è Alessio Nardin, regista della compagnia Evoè!Teatro, che ha saputo cogliere le sfumature del testo e adattarle per la messa in scena in italiano.
Perché tutto nello Stato diventa burocrazia? Perché tutta l’Arte diventa un affare? Perché tutta la Religione diventa superstizione? Tre le domande, tre i quadri che si sviluppano in scena, espedienti per mettere in luce la realtà del presente. Nel primo quadro lo Stato trova la sua più paradossale rappresentazione nella burocrazia.
Lo spettatore si trova coinvolto direttamente nelle vicende di un ufficio statale dove in discussione è l’essenza stessa di Stato. Nel secondo quadro alcuni parenti s’incontrano per la cena di Natale, nel corso delle quale l’apparente euforia dei partecipanti nasconde profonde tensioni e questioni irrisolte che fungono da pretesto per far emergere il tema portante di questo episodio, il delicato legame tra arte e libertà.
Nel terzo quadro un bambino ammalato, durante una tempesta, scatena tutti i terrori umani più antichi e inspiegabili. La religione e la superstizione sono messe a confronto: fino a dove una invade l’altra? Qual è il confine tra la fede e l’autosuggestione? |
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“IL BERRETTO A SONAGLI” di Luigi Pirandello |
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Giovedì 11 dicembre 2014
Regia di Enzo Rapisarda
Nuova Compagnia Teatrale di Verona |
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“Il berretto a sonagli”, una delle commedie più rappresentate di Luigi Pirandello, racchiude i temi cari all'autore: l'apparenza, la vergogna sociale, la difficile interpretazione della verità. L’amaro umorismo di Pirandello è pienamente evidente in questa commedia, il cui titolo è indicativo di una condizione di ostentazione e di vergogna, riguardo alla comunità, al pensare comune. Il berretto a sonagli, infatti, è quello da buffone, da “becco”, da cornuto.
Ed è proprio il peso dell’apparire, del giudizio altrui che è affrontato con grande crudezza e determinazione in questo testo. Salvare l’onore, solo questo conta. La trama parte da un adulterio, quello del Cavalier Fiorica con la giovane Nina Ciampa. L'anziano marito di Nina tollera la situazione purché sia salvato il suo “pupo”, cioè la sua rispettabilità e la “faccia”. La moglie del Cavaliere, stanca della situazione, vuole denunciare il fatto e, seppur tutta la famiglia e lo stesso Signor Ciampa le vadano contro, fa scoppiare lo scandalo.
Così bolla con un marchio d’infamia tre persone: uno d’adulterio, un’altra di sgualdrina e Ciampa del berretto della vergogna, il berretto a sonagli appunto. L'individuo è costretto a difendere il suo prestigio sociale, il pupo, quel pupazzo con cui nascondiamo la nostra meschina realtà, anche a costo di pagare un prezzo altissimo. Così Ciampa, per mantenere integro il suo onore, costringerà Beatrice e la sua famiglia a ricorrere alla strada della pazzia. |
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“IL VENTAGLIO” di Carlo Goldoni |
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Giovedì 15 gennaio 2015
Regia di Roberto Puliero
Compagnia La Barcaccia di Verona |
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La commedia, capolavoro di Carlo Goldoni, narra le vicende di un improbabile villaggio. Al centro non un personaggio, ma un frivolo oggetto: un ventaglio, dono e pegno d'amore di due giovani innamorati. In un intricato gioco, fatto di equivoci e menzogne, trovate e colpi di scena, il ventaglio cambia via via padrone, passando di mano in mano, crea e scioglie relazioni e nello stesso momento ne svela le ambiguità e i segreti delle persone in un perfetto ingranaggio comico.
Nata come “scenario” nel 1763, nel volontario esilio parigino del Goldoni, l’opera fu interamente rivista e profondamente modificata l’anno successivo e, al teatro S. Luca a Venezia, il 4 febbraio 1765, ebbe l’entusiastico plauso del pubblico.
- Lo scrittore così, in una lettera a un amico, valutava il suo lavoro: “Questa è una gran commedia, perché mi è costata una gran fatica, e una gran fatica costerà ai comici per rappresentarla”- Quest’opera così solare, di piazza, già dal Goldoni accostata ad altre “di ambiente”, come “Il campiello” e “Le baruffe chiozzotte”, si regge tutta sull’intreccio aggraziato e ondivago di “un ventaglio”: cade un ventaglio, si rompe, e la girandola di quello che lo sostituisce prima di arrivare alla giusta destinazione costituisce la trama filigranata della commedia.- |
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“LE ALLEGRE COMARI” da “Le allegre comari di Windsor” di William Shakespeare |
Giovedì 5 febbraio 2015
Traduzione e adattamento a cura di Andrea Pennacchi Regia di Marco Artusi con Marco Artusi, Evarossella Biolo, Francesca Botti, Beatrice Niero
Produzione Matàz Teatro / Dedalofurioso di Dueville-Vicenza
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L’ originale e brillante commedia rappresenta un’operazione riuscita, merito della riscrittura del testo di Andrea Pennacchi e della regia di Marco Artusi . ”Le allegre comari” cattura subito il pubblico impugnando l’arma di una crudele leggerezza, interpretata con cuore e professionalità da quattro lodevoli attori, che inducono il pubblico a ridere, immerso in quella mistura di concentrazione e svagatezza, che solo il miglior teatro sa evocare.
Siamo sempre a Windsor ma si respira l’aria contaminata degli scarichi industriali di quell’italianissimo Nordest periferico, operoso ma alienato, in cui i soldi sono il fine ultimo di ogni umano agire e l’appellativo più usato per indicare persone un poco ottuse è il classico “mona”.
Protagonista della storia è il maresciallo dell’esercito in esilio John Falstaff, arrampicatore sociale caduto in disgrazia e deciso a racimolare un bel gruzzolo di denaro seducendo le due mogli degli imprenditori più benestanti della cittadina. Le due però scoprono il suo gioco e si vendicano pesantemente.
La vita, a Windsor, si trascina in miseri locali, dove avventori poco istruiti affogano la frustrazione per un mondo che non riescono a capire, ingurgitando litri di vino dozzinale, fra tradizionali “chiacchiere da bar” che includono ovviamente anche commenti sessisti con una marcata vena razzista. Al centro di questo panorama desolante la figura di Falstaff assume i connotati del tragico, poiché egli è convinto della propria superiorità, che sarà però soverchiata dalle più smaliziate ”allegre comari”. |
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“TOMATO SOAP” di e con Ariela Maggi e Giulio Canestrelli |
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Giovedì 26 febbraio 2015
Regia di Lydie Le Doeuff
Produzione Manimotò Teatro / Questa Nave di Venezia
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TOMATO SOAP, teatronovela sulla violenza di genere, in un’unica puntata, è uno spettacolo singolare e innovativo. Porta in scena con estrema delicatezza il tema della violenza di genere, raccontando la storia di un uomo e una donna che pensano di donare amore e si danno morte.
Racconta le vicende di Gianni e Gilda dal loro primo incontro, l’innamoramento, la costruzione di una vita insieme, fino all’incrinarsi del rapporto e alla prepotenza con cui la violenza diventa protagonista. L’opera coglie le ritualità malate che s’insinuano nella coppia, e la malintesa capacità di perdono che ne sostiene la terribile sopravvivenza.
Gianni e Gilda sono due pupazzi di gommapiuma a grandezza umana, manipolati a vista dagli attori. Con i pupazzi la storia è anche il gioco della coppia di attori-manipolatori, che sotto gli occhi del pubblico scambiano le carte, invertendo i ruoli: infatti, è l’attrice a fare l’uomo e l’attore a fare la donna. A dispetto della gravità del contenuto, TOMATO SOAP utilizza un linguaggio lieve, visivo, ironico, muto, accompagnando gli spettatori vicino alla risata, là dove la tragedia diventa grottesco. |
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“ONORATA SOCIETA’” di Francesco Niccolini - con Patricia Zanco |
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Giovedì 19 marzo 2015
Regia di Daniela Mattiuzzi
Compagnia Fatebenesorelle Teatro di Vicenza
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L’”Onorata società” è un allestimento teatrale coraggioso, pensato e realizzato con grande intelligenza e sapienza teatrale, che non cede alle trappole di enfasi e retorica: colpisce al cuore delle coscienze. Nove ottobre 1963, confine tra Veneto e Friuli-Venezia Giulia, poco dopo le dieci e mezzo di sera: 260 milioni di metri cubi di roccia si staccano dal Monte Toc e precipitano nel bacino artificiale della diga del Vajont, provocando un’onda gigantesca che scavalca la struttura e travolge i paesi di Erto, Frassen, San Martino, Col di Spesse, Patata, Il Cristo, Casso, Pineda, Longarone, Codissago, Castellavazzo, Villanuova, Pirago, Faè e Rivalta.
I morti sono quasi duemila, pochissimi i feriti. Che cosa accadde dopo la frana? Dopo che si è consumata una delle tragedie più annunciate e denunciate della storia italiana? Onorata Società.
Vajont dopo Vajont racconta quello che Sandro Canestrini – l'avvocato di parte civile al processo contro i costruttori della diga, all’Aquila, nel 1968 – ha chiamato “genocidio di un’intera comunità”, provocato dalla mano criminale di una classe industriale senza scrupoli e da uno Stato incapace di difendere il territorio e i suoi cittadini. “Onorata società” è un lavoro che parla a tutti, ma soprattutto alle nuove generazioni, non solo per raccontare la corruzione e la spettrale capacità di truffare che appartengono tutt’ora alle classi dirigenti, ma anche e soprattutto per raccontare le voci fuori dal coro, le storie di chi non ha mai smesso di combattere per la verità, la giustizia e l’onestà. |
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